Da decenni due certezze si sono consolidate: 1) la politica ha perso in competenza, rappresentatività, capacità di visione e non governa più i processi; 2) i cittadini vanno sempre meno a votare.

Con la vittoria indiscutibile di Fratelli d’Italia rinasce  il partito identitario e visionario e la militanza torna ad essere dedizione a una idea-progetto e sacrificio per realizzarla.

Si è aperta, dunque, la strada alla controrivoluzione della competenza e delle culture e si è definito un campo largo per promuovere la politica attraverso il dialogo tra esperienze e intelligenze.

E’ nata da questo l’idea di mettere insieme le molteplici storie locali, utilizzando il comune denominatore culturale, quale fattore unificante di un processo di riconoscimento dell’attualità del pensiero politico popolare, della sensibilità diffusa verso il ritorno a una politica identitaria e della domanda pressante di democrazia e partecipazione.

Abbiamo, pertanto, costituito un Comitato Promotore e non l’ennesima Associazione/Partito per dare il primo segnale di apertura verso una riaggregazione del centro moderato, che parta dal basso ma non da zero.

La consapevolezza della esistenza di molteplici forme di vita del Pensiero Popolare ci ha spinti, con approccio umile, a scegliere la dimensione regionale, ritenendola opportuna e di valore.

Si tratta di dar vita, regione per regione, al progetto di riaggregazione di un mondo culturale, sociale e politico che in questi ultimi anni non ha più avuto una adeguata e coerente rappresentanza politica ed elettorale. Di fronte al sostanziale fallimento di chi pensava di inglobare anche questa tradizione politica, si tratta adesso di riscoprire un filone ideale che continua ad essere moderno e contemporaneo.

Un “pensiero” che vuole contribuire, con altre tradizioni culturali, a ricostruire un’area politica che era e resta indispensabile per qualificare e rinnovare l’intera politica italiana. Si tratta dell’area centrista, democratica, di governo e riformista. Un’area politica plurale che può rappresentare una forte novità per battere quella radicalizzazione del confronto politico che resta la ragione decisiva del decadimento della qualità della democrazia italiana.

E questo non solo perchè il “centro” ha rappresentato, nella storia politica italiana, un progetto di governo di grande spessore ed autorevolezza. Ma anche perchè attraverso una altrettanto credibile “politica di centro” è possibile recuperare le caratteristiche di una vera e trasparente “cultura di governo”.

E proprio l’esperienza dei Popolari e della cultura cattolico sociale può essere quella “riserva politica” utile per rafforzare il Centro nella cittadella politica italiana senza rinunciare, tuttavia, a costruire alleanze che abbiano come fulcro la costruzione di una ricetta di governo riformista e pienamente democratica.

Nessuno ha una ricetta esclusiva in tasca. Un’area politica e di governo – centrista e democratica, innovativa e moderna – la si costruisce solo attraverso il contributo di tutti quelli che credono in questa prospettiva. Un’area che dev’essere culturalmente “plurale” e all’interno di un luogo politico dove la deriva personale e cesarista non deve essere prevalente.

Ecco perchè la riaggregazione dell’area Popolare e cattolico sociale è necessaria ed importante per la riscoperta della politica e per la qualità dell’azione di governo. In gioco, infatti, c’è il futuro del nostro paese e non le ambizioni dei singoli o le arroganze delle rispettive appartenenze politiche e partitiche.

Consequenziale è interrogarsi su quali siano i temi identitari del popolarismo che ne rendano attuale la proposta.

Il primo fondamentale pilastro è la dimensione “umana” dell’agire.

La persona, intesa come elemento costitutivo del tutto e non come addendo di una somma, è il filtro attraverso cui si costruisce il progetto, si definiscono le priorità e si operano le scelte.

Tale centratura comporta che la definizione di società scaturisca dal modello di regolamentazione delle relazioni tra individui e tra cellule aggregate di individui, che partendo dalla famiglia, mano a mano, vanno a costituirsi.

Il primo tema identitario, dunque, è il governo degli individui, nella loro dimensione collettiva e relazionale, e dell’ambiente in cui essi vivono.

Dentro tale tema è una necessità organizzare progettualmente i principi cui ispirare la convivenza: integrità della persona, rispetto della dignità di ciascuno, libertà di pensiero, uguaglianza, giustizia, responsabilità.

Subito dopo viene la finalizzazione, per priorità, e la declinazione operativa, in un processo che inauguri il “pragmatismo dei valori”. Monsignor Paglia ci invitava tempo fa a declinarli vivendoli nel presente non per renderli contingenti e adattabili alle convenienze, ma per praticarli.

Il primo passo verso una buona politica sta nel ribaltare l’ordine attuale dei fattori. Oggi il consenso si conquista con il potere; l’obiettivo è riaffermare il principio secondo cui è il consenso che genera il potere e non viceversa.

In secondo luogo le Istituzioni devono essere vissute con la partecipazione e la identificazione e non con l’occupazione.

Al terzo posto viene la comprensione, in chiave valoriale, delle grandi criticità del paese perché la politica sia in grado di approntare soluzioni.

Dovremmo iniziare a parlare con chiarezza di crisi dell’etica quando ci occupiamo di finanza e di economia, di caduta del valore dell’individuo a favore della produttivitàquando affrontiamo i temi del lavoro, di degenerazione morale quando non ci occupiamo delDebito Pubblico lasciandolo in eredità alle future generazioni, di problemi di prevalenza dell’Io sul Noi, se cerchiamo risposte alla diffusa sofferenza sociale del paese, di crisi di identità, quando tentiamo di sbloccare l’incaglio politico sui valori non negoziabili.

La perdita dell’ancoraggio valoriale in ragione di un progressismo e di una modernità ottusa ha comportato che il pluralismo anelato e predicato, in assenza di culture forti, ha creato rumore non dialogo.

La riflessione intorno a questi temi è necessaria perché il nostro sforzo di aggregazione parta dal cosa siamo e non da con chi andiamo.

Come disse, una volta, Gorbaciov “non è essenziale avere ben chiaro il progetto, ma avere fermi e chiari criteri politici e morali”.

Il precorso è nato in Campania, con la costituzione di un primo Comitato Promotore, e si è allargato in pochi mesi ad altre 9 regioni. Sono tanti, infatti, i comitati regionali che sono sorti, condividendo lo schema fondativo del Comitato Popolari Uniti della Campania.

Lo sforzo che ci attende è enorme, ma le reazioni registrate sono incoraggianti.