di Erminia Mazzoni

Da lunedì si sono moltiplicati i messaggi di cordoglio per la morte del Presidente Berlusconi, come era umanamente immaginabile. Ma si sono anche scatenati commentatori e politologi (veri o improvvisati), impazienti di raccontare, ciascuno a proprio modo, il passato o preconizzare il futuro della politica italiana.

Berlusconi ha sicuramente segnato un lungo periodo della nostra storia. Uno dei meriti (o demeriti) attribuiti al Presidente Berlusconi dai più è quello di aver dato vita al bipolarismo. Sul punto, contrariamente alla gran parte dei commentatori, ritengo che, con la sua discesa in campo, il leader di Forza Italia abbia intelligentemente interpretato un sistema introdotto per cambiare il corso di una storia sbagliata. Ma l’impulso a tale innovazione nacque prima, con il cosiddetto Mattarellum come risposta alla criminalizzazione dei partiti, frutto della stagione di Tangentopoli. Berlusconi ha colto il momento e lo ha cavalcato, con la complicità inconsapevole della sinistra, che, individuandolo come il nemico da abbattere, ha lanciato l’imperativo “o con noi o contro di noi”, dimenticando, da allora, di coltivare la ricostituzione della propria identità.

Unico momento illuminato, in quella parte di campo, è stata la fusione Pds/Margherita. Ma, come spesso accade, il processo è stato guidato più dalla bramosia di far voti che di mettere insieme un consenso. E quindi dalla scelta di stare al Governo (a prescindere) più che di governare. In realtà penso che, al contrario, Berlusconi abbia fallito il tentativo di imprimere un’impronta bipolare, con l’esperimento del Pdl. In sé l’idea era buona (non a caso aderii), ma, anche in quel caso, ignorare la base non paga nel lungo periodo. Il Pdl durò meno di due anni. Quell’iniziativa di riunire in un grande partito popolari, riformisti, liberali e conservatori fu l’ultimo tentativo di contrastare l’innato pluralismo italiano.

La legge elettorale in senso maggioritario, lungi dal promuovere il bipolarismo, ha infatti partorito una miriade di micro movimenti personali, che hanno vissuto all’ombra dei più grandi. Quindi, guardando alla nuova pagina della storia che inevitabilmente abbiamo aperto, mi sento di dire che nessuno più di Berlusconi, con la sua vicenda politica, ha evidenziato il volto plurale del nostro paese. Era sicuramente più bipolare la prima Repubblica, per struttura e non per legge. L’eredità che lascia, in assenza di eredi, è quella di un ritorno al sistema proporzionale perché con lui finisce l’era dei partiti del leader e riparte quella dei partiti delle persone e delle idee.