Quello di Parco Verde è un racconto di violenza ma è soprattutto una storia di degrado e ipocrisia. 10 e 12 anni, questa l’età delle due protagoniste, due bambine. Da mesi subivano violenze da parte di  un numero crescente di “paesani”, ma nessuno ha mai avuto il minimo sospetto. Questa volta, con rammarico, bisogna ringraziare la “rete” che ha permesso al fratello di una delle due di scoprire quanto stesse accadendo. La frazione di Caivano nella quale tutto è accaduto è una delle punte del tragico “triangolo della morte”, così noto per i roghi tossici dei rifiuti a cielo aperto che, per anni, hanno ammorbato l’aria e avvelenato gli abitanti. È un insediamento abitativo realizzato per dare alloggi agli sfollati di Napoli del terremoto dell’80, che non è stato mai gestito. Parco Verde è il triste teatro della morte di Fortuna Loffredo e dì Mariapaola Gaglione. È la periferia della periferia della città metropolitana dove la scuola che funziona è un’eccezione, i ragazzi che la frequentano e con profitto sono delle mosche bianche e la dirigente scolastica che la guida un’eroina. La notizia è tutta intrisa di piazze di spaccio, di silenzio omertoso, di famiglie criminali che, in maniera non troppo velata, giustificano le atrocità svelate e rendono una denuncia, altrimenti scontata, un fatto straordinario. Questo il degrado culturale e morale non di chi vive tutti i giorni questa realtà, ma di chi mostra di accorgersene solo quando è troppo tardi. E qui sta l’ipocrisia di chi esprime sconcerto e di chi propone azioni esemplari. Ma qui la risposta punitiva non è quella giusta, ma solo quella ad effetto. La castrazione chimica, rispolverata per assecondare il sentimento di reazione popolare, non è la soluzione contro il superomismo criminale che calpesta la dignità delle persone, distruggendo corpo e anima delle vittime. Quello che conta è che lo Stato riprenda il controllo del territorio. La presidente Meloni ha annunciato di voler “bonificare l’area”. Espressione efficace, che apre alla speranza ma evoca anche grandi delusioni. La cenere dei roghi tossici giace ancora lì nonostante le reiterate promesse. La visita è servita a dare coraggio a quella sparuta minoranza – al corteo erano circa 200 persone – che non si rassegna al destino di Parco Verde come piazza di criminalità, micro e macro. Ma le azioni mirate sono quelle che daranno un senso a questo ennesimo spreco di vite. Il vero investimento per integrare le periferie è finanziare iniziative che restituiscano ai cittadini che ci abitano i diritti fondamentali. Scuola, lavoro, sicurezza, luoghi di aggregazione. La vera svolta è garantire più che la punizione dei colpevoli la eradicazione del male endemico che nasce dall’abbandono, imponendosi di non dimenticare, anche quando i riflettori si saranno spenti. Un segnale per tutte le periferie. “Unum castigabis, centum emendabis”, punire un errore per correggerne cento.  Sarebbe una bella pagina di storia, che, spero, Giorgia Meloni, prima donna presidente del consiglio e più giovane presidente scelto dal popolo, voglia inserire tra quelle che parleranno di lei.