Opinionista:

Il governo ha approvato la legge finanziaria per il 2024 e ha così dato il via alla sessione di bilancio. La parola passa al Parlamento, che in dispregio della sua natura non parla più da tempo. Il punto di rottura è il degrado del sistema di rappresentanza, risultato di una legge elettorale antidemocratica. Il processo verticistico di individuazione degli eletti ha privato le aule parlamentari dei propri poteri. E non solo. Quello che arriva attraverso stampa e social non aggiunge contenuti e non aiuta a capire. Questo meccanismo compromette la serietà del confronto e svilisce la possibilità che la relazione tra minoranza e maggioranza possa essere virtuosa e portare a una opposizione capace di migliorare le proposte di governo. Altro elemento di ostacolo al confronto costruttivo è l’esistenza di troppe opposizioni, in conflitto tra loro. La manovra è, da tempo, il momento di maggiore speculazione da parte della minoranza, che sembra atterrata da Marte. Il governo di turno gestisce l’eredità di chi c’era, investendo in sede di bilancio la risorse disponibili per vincere la propria scommessa. Al di là del rumore, sulle politiche di bilancio si qualifica il profilo del paese. E non solo sul piano economico. Il punto non è chi ha di più e chi meno, anche perché la capacità di spesa non è certo una pratica nella quale eccelliamo, come dimostrano i dati ultimi della nostra sanità. La questione è come si decide di azionare le leve socio-economiche per far funzionare il complesso meccanismo di gestione del paese e dei suoi bisogni. Con Monti abbiamo adottato una Politica Rigorista – che mira a ridurre il debito per far crescere il Pil. Con i governi Conte una Politica populista (o distruttiva) – che si fa beffa del debito aumentando i suoi livelli con una spesa distributiva e remunerativa elettoralmente. Oggi la manovra ha le carte in regola per essere definita di Politica Espansiva – che punta sulla crescita del Pil per ridurre il debito. La strategia sottesa alle scelte operate è chiara. Priorità al lavoro, con un aumento del fondo politiche attive rispetto a quelle passive e una riduzione del costo fiscale. Incentivi per la famiglia, con attenzione sia a quella unipersonale che a quella numerosa. Sostegno alle fasce deboli, aumentando pensioni minime e assegni di aiuto al reddito. Fiscalità di vantaggio per il Mezzogiorno e le aree interne. Aumento del Fondo sanitario nazionale, con vincolo di spesa per la riduzione delle liste di attesa e implementazione del personale medico e paramedico. Rafforzamento amministrativo degli enti locali. Si legge in queste scelte una ripresa del “principio personalistico” riconosciuto dalla nostra Costituzione, in virtù del quale non è la persona in funzione dello Stato, ma lo Stato in funzione della persona e dal quale discende che fine ultimo dell’organizzazione sociale è lo sviluppo di ogni singola persona umana. Leggere questi dati attraverso la fuorviante comparazione delle risorse in termini assoluti non è corretto. Due i fattori necessari e seri per relativizzare la spesa: inflazione e patto di stabilità. Un’analisi seria non può che portare a riconoscere che i capitoli relativi alle voci indicate sono in aumento e che un punto percentuale in più di debito è un’operazione di grande equilibrio. Vero che le misure adottate non hanno carattere strutturale. Ma, nella condizione economico-finanziaria data, la manovra non può che scontare l’accettazione di un orizzonte temporale breve. Ciò che conta é che si è responsabilmente scelto di non distribuire, ma di finalizzare la spesa, per quanto a risorse ridotte, verso obiettivi definiti. Si può non condividere, ma strumentalizzare i numeri non è onesto. Il catastrofismo è un modo inconcludente di prospettare una posizione diversa. Non riesco a comprendere come possa pagare, in termini di consenso, alimentare le paure dei cittadini e quanto sarebbe, invece, più redditizio politicamente opporre la propria ricetta economica. Su pensioni, fisco e spending review si potrebbe fare di più. Ma serve una proposta, non provocazioni. Il tempo parlamentare deve essere utilizzato per migliorare e correggere il disegno della maggioranza, non per minarla. E i margini ci sono. Non abbiamo alcun bisogno di altre guerre.