Opinionista:

L’anno appena finito si è concluso con una buona notizia per Napoli Est. È stata sottoscritta la convenzione tra Comune di Napoli e Sogesid per l’attuazione dell’Accordo di Programma siglato a giugno 2022 tra Mite, Regione, Città Metropolitana, Autorità portuale e Comune. 35 i milioni per le opere di bonifica, recupero ambientale, caratterizzazione e realizzazione di interventi di infrastrutturazione, aree residenziali private e pubbliche. Ci sono voluti 1 anno e 6 mesi dal patto per arrivare alla convenzione, con la quale si definisce, sotto il profilo procedurale, amministrativo e finanziario, la modalità di esecuzione delle attività previste nell’Accordo. Ma comunque dopo circa 25 anni dalla perimetrazione e istituzione del Sito di Interesse Nazionale Napoli Orientale si riparte. Non si sa dove siano finiti i fondi programmati nel lontano 2008, circa 80 milioni di euro, ma ciò che conta è che l’interesse all’intervento sia ancora attuale e, quel che è più, che sia fortemente coltivato dal Sindaco e dai suoi assessori. Cosa non scontata. Resta, infatti, ancora fitto il mistero su quanto accaduto tra il 2013 e il 2016, quando i fondi per la riqualificazione dell’area previsti nel Frsr, furono poi cancellati in sede di riprogrammazione dall’Autoritá di gestione del Por. Come sempre la vicenda è stata oscurata dallo scaricabarile tra livelli istituzionali coinvolti. Ma torniamo al presente e, aggiungerei, al futuro. Oltre alla speranza, che non deve mai abbandonarci, oggi c’è di nuovo che l’iniziativa nasce in un contesto socio-culturale mutato. Molto ha contribuito l’insediamento universitario e il suo indubbio successo. Tanto conta la sfida della sostenibilità ambientale e la stringente regolamentazione europea. Importante è la nuova attitudine delle istituzioni pubbliche verso il privato. Il rapporto pubblico-privato ha una sua precisa definizione normativa ed è promosso nel Pnrr e negli altri programmi. La visione partecipativa dello sviluppo e la promozione di momenti di animazione sociale ed economica alimentano la moderna concezione urbanistica, che vede nella integrazione dei territori e dei cittadini un punto di partenza e di arrivo. I 13 interventi riguardano, come detto, la bonifica e la messa in sicurezza delle acque di falda e delle diverse aree, anche residenziali. Si tratta di circa 830 ettari di estensione sui quali insistono siti industriali dismessi, residenzialità postsismica e litorale inquinato. A valle c’è l’idea di promuovere Napoli Est quale polo tecnologico e dell’innovazione e quale porta di accesso al mare, presidi intorno ai quali costruire una dimensione sociale inclusiva. Quindi, direi, che, dando fiduciariamente rispettato il patto, per tempi e obiettivi, in parallelo è necessario dar corpo alla Napoli Est pensata, facendo delle numerose iniziative di proposta, fiorite negli anni, un’unico progetto e motivando gli attori del territorio, sia pubblici che privati, perché ciascuno faccia la propria parte. È necessario avere idee chiare sin da ora perché tra opere di risanamento ambientale e opere di riqualificazione urbana non ci sia soluzione di continuità. La costruzione dello sviluppo è fatta di fasi. Ma esse possono essere inanellate le une nelle altre. Solo così non si dà tempo alla nostra inclinazione alla indolenza e al vittimismo burocratico di prevalere sui sogni e sui bisogni. Potrà essere un nuovo anno esemplare, dal quale far nascere la pratica della contaminazione buona. Quella delle idee e del fare. E forse anche Bagnoli, Scampia e i tanti vuoti urbani che accecano Napoli potranno ricominciare un cammino positivo.