Opinionista:

Questa polemica sul Fondo Sviluppo e Coesione che si avvia rumorosamente verso Roma non fa bene a nessuno. Non giova certo alla politica perché anzi ne dimostra la umana fragilità. Non avvicina la soluzione del problema, oscurandone gli aspetti di merito. Non allevia il peso della inefficienza del sistema, che allontana sempre più i cittadini dai decisori. Se c’è qualcosa di cui non abbiamo proprio bisogno è di inasprire nello scontro tra livelli istituzionali la frammentazione amministrativa del nostro paese. Mai come in questo momento urge una prova di responsabilità per dimostrare che Regioni e Governo centrale possono cooperare organizzando in maniera efficiente il decentramento delle funzioni. La divisione che questo scontro alimenta porta diritto al rafforzamento della idea indipendentista che è alla base della formula di regionalismo differenziato che si sta cercando di approvare. Il modo di condurre questa battaglia ne determinerà l’esito. E non sarà certo quello di accelerare la firma dell’accordo di coesione ne tanto meno di bloccare il ddl Calderoli. Rivendicare l’indipendenza dal governo nelle scelte di politica economica e contemporaneamente contrastare la proposta di riconoscere alle regioni maggiore autonomia suona contraddittorio. La sensazione è che si voglia libertà di spendere senza doversi preoccupare della cassa. Altro sarebbe contestare punto su punto le lamentate inadempienze del Governo facendo capire anche ai cittadini quali siano le ragioni reali del contrasto. Di certo i tempi lunghi del Governo non sono sostenibili, ma non segnalano un avversione verso il Sud. Se consideriamo che la Valle d’Aosta ha trasmesso la proposta di accordo, per un valore complessivo di circa 4,3 milioni di euro, il 23 settembre e ha firmato il 31 gennaio, la Campania, che ha trasmesso la propria proposta a Roma ai primi di Novembre, con una programmazione pari a circa sei miliardi di euro, è perfettamente nei tempi. Chiediamoci qual è il punto. Il Governo incalza le regioni e poi rallenta. Non è logico. La questione è che i tempi, per la programmazione europea, sono una cosa seria e concreta, ma ancor di più lo è la capacità di spesa e la coerenza degli investimenti con gli obiettivi dell’Agenda europea. Il nostro paese, in grande ritardo sulla programmazione 2014/20, ha negoziato con Bruxelles flessibilità con obiettivi. La firma di ciascun accordo, necessario per assegnare alle singole regioni le risorse Fsc anche per cofinanziare gli interventi 2021/27, deve, dunque, essere preceduta da una due diligence sui risultati della precedente programmazione, sui quali ridefinire gli obiettivi della nuova programmazione. Quindi per non perdere soldi il Governo ha costruito un meccanismo complesso, che sta mettendo in evidenza la insufficienza della struttura. Non vedo scheletri. Solo affanno amministrativo, che non giustifica, ma non può essere motivo di rivolte. Serve diplomazia per promuovere la pace e avviare la rinascita.