l Congresso del Partito Popolare Europeo ha portato alla riconferma di Ursula Von der Leyen alla guida del Partito, quale SpitzKandidat, per la  corsa per un secondo mandato da Presidente della Commissione Europea.

Il programma delineato Green Deal reinterpretato in modo “pragmatico e non ideologico” per restituire alla competitività il giusto peso rispetto alla priorità climatica, centralità del cittadino e delle PMI, garantendo ai primi più democrazia e un sistema di economia sociale di mercato , e alle seconde, meno burocrazia e meno vincoli, e rafforzamento della Politica Agricola Comune la colloca perfettamente al centro della scena politica europea ed evidenzia molto bene la distanza con i partiti di estrema destra ed estrema sinistra. Certo non sarà facile ritrovare l’intesa del 2019. Ma le vie della politica europea sono infinite. Le maggiori differenze riguardano Difesa Comune e Dimensione Internazionale. Le principali sfide per rendere più efficiente e produttiva l’Ue – la revisione dei trattati, in senso comunitario, e della politica di coesione, sul modello Pnrr – sono invece un punto di incontro già acquisito.

Esiste una buona base di partenza per costruire a Bruxelles un’alleanza più ampia, che renda realizzabili le promesse di una Unione Digitale, Verde, Democratica e Politica. Perché non è vero che siamo così divisi e incompatibili. La politica sovranazionale può e deve essere trattata con registri diversi da quelli cui si iscrivono le contrapposizioni nazionali. Guerre, sfide tecnologiche e instabilità economica  mondiale sono capitoli importanti, tali da sollecitare la politica responsabile a lavorare sulle cose che uniscono, lasciando a un altro momento quelle che dividono.

La coalizione Von der Leyen, formata da Popolari, Socialisti, Conservatori, Liberali e Indipendenti, è replicabile. Cambierebbero alcuni pesi, ma non l’equilibrio delle priorità. Quello che ciascuno di noi pretende e attende dalla Unione Europea è sicurezza, protezione economica, tutela sociale e garanzia dei diritti fondamentali, che non possono essere più affrontate in una dimensione nazionale. Questo voto di giugno sarà decisivo per il futuro del nostro paese e per i nostri giovani, e non per decidere i candidati alle prossime elezioni regionali.