Tutto è accaduto di martedì, nonostante “Né di Venere né di Marte, non si sposa non si parte, né si dà principio all’arte”.

Quel proficuo martedì 17. La Campania conquista il diritto di crescere. La settimana è stata rivoluzionaria. Abbiamo vissuto un 17 settembre, contro tutte le superstizioni. Passato il Santo, in questo caso, inizia la festa. L’Italia ha il vicepresidente esecutivo con delega alla politica di coesione e alle riforme. E la Campania ha il suo accordo di coesione.

Tutto è accaduto di martedì, nonostante “ Né di Venere né di Marte, non si sposa non si parte, né si dà principio all’arte”, e per giunta 17, numero della sfortuna, che nella smorfia napoletana corrisponde alla disgrazia. Cosa collega questi due eventi? Sicuramente i protagonisti. Raffaele Fitto e Vincenzo De Luca. Ma c’è molto altro. Il neo commissario europeo, nel ruolo di ministro, ha riformato radicalmente la politica di coesione italiana.

Come tutti gli innovatori non è stato compreso, ma osteggiato da molti. In testa il governatore della Campania. Lascia largo Chigi consegnando il budget di cinque rate del PNRR e la sesta in arrivo e una programmazione 2021/27, animata dai territori, ma monitorata sotto la responsabilità della cabina di regia nazionale. In due anni di mandato ha trasformato l’approccio ai fondi europei, alla distribuzione a pioggia delle risorse e alla propensione alla inconcludenza, pretendendo la prova della corretta spesa pregressa per assegnare nuove risorse.

Insomma ha avviato il percorso che dovrebbe evitare in futuro che un progetto finanziato con fondi nazionali, poi spostato su quelli europei e trasferito, senza mai essere realizzato, di programmazione in programmazione, fino ad agganciare il treno del PNRR, dopo oltre 40 anni sia ancora da ultimare! Questa è la storia della Diga di Campolattaro, un esempio fra tanti. Insomma la rivoluzione Fitto, titolare di un ministero senza portafoglio, è tutta nella nuova visione che ha impresso alla politica di coesione e di sviluppo.

Raffaele Fitto ha risintonizzato Ue e Italia, facendo entrare nella logica europea la “flessibilità” e in quella nostrana la “responsabilità”. Con questo bagaglio approda a Bruxelles, dove sarà uno dei sei vicepresidenti esecutivi su 26 componenti della Commissione. Vincenzo DeLuca ha fatto la sua parte, segnalandosi come paladino dei territori, perché quello del Ministro fosse un dialogo e non un monologo, facendo sapientemente un passo di lato al momento giusto. Il risultato è che l’accordo sottoscritto ha una dotazione complessiva di €. 8.344.061.088,19, di cui circa 1/3 assegnato già direttamente dal governo per Bagnoli e Campi Flegrei.

In totale sono 451 gli interventi che si attiveranno in Campania, fino al 2030, grazie alla regola dell’N+3, e con un impegno economico regionale di meno del 10%. Le aree tematiche più finanziate sono, nell’ordine, trasporti e mobilità, salute e sociale, competitività, riqualificazione urbana e ambiente.

Le priorità, che segnano l’indirizzo politico locale, portano l’ambiente al primo posto, seguito da cultura, mobilità e salute. È su di esse che sono state determinate le anticipazioni e, dunque, le accelerazioni. La intelligenza di tale operazione “croprogrammaticamente” funzionale sta tutta nell’aver accettato di chiudere oggi l’accordo, superando anche il fatto che una parte di esso fosse deciso dal Governo, ma guadagnandosi la apertura del dialogo con colui che, da domani, sarà l’interlocutore europeo per tutta la politica di coesione.

In conclusione, avremo pur perso qualche ministro, ma abbiamo acquisito una prospettiva di crescita per i prossimi cinque/sei anni in una Campania che incomincia vedere i frutti del lavoro fatto