Un escamotage per portare le opere del Pnrr oltre il 30 giugno 2026
Un escamotage per portare le opere del Pnrr oltre il 30 giugno 2026. Di questo si parla. Viene evocata la cd via Madrid. L’ipotesi confligge con l’impegno assunto dal Commissario Fitto, all’atto del suo insediamento. Nel documento di riposta agli eurodeputati, Raffaele Fitto ha chiarito che non avrebbe aderito a ipotesi di scostamento dal termine finale, al più avrebbe potuto accettare ulteriori rimodulazioni.
Invece, a poco più di un anno dalla scadenza, lo stato di avanzamento di alcune importanti opere agita molti. Il ministro Foti, mentre conferma la serietà dell’impegno al 2026, attiva gli uffici nella costituzione della cd cassaforte riserva. I ritardatari gioiscono, senza rendersi conto che l’operazione camouflage sarà mirata. Pochi e selezionati saranno gli interventi per i quali verrà ripescato il metodo “progetto- sponda” di antica memoria. L’opera che non può essere completata entro giugno del prossimo anno uscirà fuori dal Pnrr per far posto ad altre in dirittura di arrivo.
Le risorse di queste ultime verranno dirottate su quelle definanziate, le quali avranno un tempo supplementare per essere completate o per rimanere incompiute. In tal modo avremo, comunque, incassato le risorse del Pnrr e, poco importa, se lo stesso sarà stato quanto meno snaturato. L’idea dei progetti sponda, inaugurata in Campania dal Presidente Rastrelli, aveva una sua dignità in quell’epoca e, peraltro, nasceva per non perdere i fondi strutturali destinati al nostro paese, in virtù del calcolo delle contribuzioni nazionali e dei bisogni.
Cioè quelli erano e sono, per dirla in parole povere, fondi di ritorno. I 191 e più miliardi del Pnrr sono, per la maggior parte, debito. Non ha gran senso confermare l’indebitamento, sottraendo all’investimento, cui lo stesso doveva servire, quella finalità strategica dalla quale, almeno teoricamente, si dovrebbe recuperare quanto speso per poterlo poi restituire all’UE. Tra l’altro, come spesso accade, far balenare l’idea che si possa far slittare la data di scadenza del Pnrr crea aspettative, prodrome di conflitti inevitabili tra soggetti parimenti titolari di interessi legittimi.
Si dovrà, dunque, escogitare una norma che detti criteri di preferenza, che, in quanto elaborata a valle, sarà comunque viziata da un approccio parziale e non sarà, come dovrebbe essere, generale. Se non si fosse capito non condivido la strada intrapresa. Oggi chi guida questo processo dovrebbe, piuttosto, spingere gli attuatori ad accelerare e spendere le energie, sia finanziarie che umane, per semplificare ancora le nostre procedure e ridurre i tempi di realizzazione.
I ritardi sono una piaga del nostro Paese. L’andamento lento, senza far colpa a nessuno, non può essere avallato. Plaudo all’atteggiamento assunto dal sindaco di Benevento, che invece di perdere tempo a rincorrere le chimere, ha spronato i suoi uffici a far presto e bene. Altra cosa è lavorare in sede europea perchè il metodo Pnrr esca dal novero dei programmi straordinari per diventare strumento ordinario per gli investimenti futuri.
Fitto, già da ministro, delineava il progetto di una misura a regime, da affiancare alle tradizionali agende europee, costruita sul debito europeo e, sopratutto, sul meccanismo dei target e delle milestones. Un sistema organizzato su impegni strategici, pagabili a risultato raggiunto e non con anticipazioni. Questa sarebbe un’azione lungimirante, che risponderebbe anche alla incertezza del futuro, nella quale, allo stato, vive il nostro sistema imprenditoriale. Continuare a lavorare nella logica delle emergenze e delle proroghe non è salutare. È un modo per camminare voltando le spalle al futuro.