Si gioca di tatticismo elettorale e non di strategia politica
Sembra si voti! Il condizionale è d’obbligo. Ne abbiamo viste talmente tante che la cautela è comprensibile. La politica è capace di tutto tranne che essere consequenziale e risolutiva. Tavoli da un lato e dall’altro; tavolini locali e tavoli imperiali… cambiano forme e geometrie ma ciò che accomuna gli uni e gli altri è che si gioca di tatticismo elettorale e non di strategia politica. Le pagine dei giornali sono piene di attese delle mosse degli altri. I dubbi sono tutti lì. E i decisori, interpellati su questioni programmatiche mostrano nelle rispose, quanto il tema della visione sia lontano dai loro pensieri. È quasi imbarazzante scorrere la lista della spesa e l’elenco dei farò.
I più, in Campania, puntano sulla sanità. Poi c’è che dice il lavoro, trasporti, ambiente, economia. Quelli indicati non sono, però, punti programmatici, ma semplici aree di competenza. Chiunque vada a governare dovrà occuparsi di tutto. Quello che fa la differenza è il cosa e il come operare in settori strategici. Colpisce anche il silenzio assoluto sulla particolare criticità del momento, per la quale ci si attenderebbe una comunicazione in grado di dimostrare la consapevolezza della straordinarietà. Siamo sotto il fuoco di guerre armate e guerre tariffarie. L’economia globale si sta modificando. La risposta richiede competenza e pragmatismo. In particolare urge finalizzare le azioni regionali alla tutela della risorse per la coesione verso gli obiettivi di riequilibrio sociale, economico e territoriale non sbandierando un qualunquista anelito pacifista e contrastando populisticamente il piano di difesa europeo, ma immaginando responsabilmente la riorganizzazione della spesa verso target prioritari. Dire no alla necessità di supportare gli apparati nazionali per favorire la deterrenza bellica in un quadro europeo equivale a chiudere gli occhi di fronte ai problemi.
Attaccare la linea della diplomazia nelle relazioni con gli Stati Uniti, senza avere presente l’impatto che i dazi potranno avere sulla nostra regione è preoccupante. Ma se gli organi di informazione continuano a occuparsi dei nomi tralasciando anche una pur minima sollecitazione ai programmi, fatti di conoscenza di criticità e di capacità di proporre soluzioni, vuol dire che l’interesse generale è più rivolto al toto candidati che a cogliere le reali intenzioni dei concorrenti al seggio e al podio di Presidente. Da dieci anni nella nostra regione governa il centro sinistra, che, evidentemente in questo tempo, ha sperimentato la propria ricetta. I risultati dovrebbero essere presi in considerazione da chi è chiamato al voto prima di scegliere a chi affidarsi. Nel campo opposto ci si può affidare alle azioni poste in essere negli ultimi anni di Governo di centro destra. Le linee di indirizzo nazionale rispetto al mezzogiorno hanno un significativo livello di affidabilità, confermato dai primi segnali di crescita economica, di riduzione del numero dei disoccupati, di rispetto degli obiettivi trasversali del Pnrr donne, giovani e categorie a rischio esclusione certificati da Istat, Inps e mercati.
Cenni di speranza, che meritano di essere corroborati da impegni precisi per il prossimo futuro. Qualche giorno fa leggevo delle imponenti risorse che affluiranno sul territorio, grazie alla programmazione europea. Ma la storia ci insegna che non sono i volumi di risorse che fanno i cambiamenti, ma la concreta finalizzazione di esse. Anche nella precedente programmazione le risorse erano tante. Eppure le grandi questioni regionali rimangono aperte. Mobilità regionale insufficiente, aree interne sempre più lontane, efficienza amministrativa lenta, servizi di cura inadeguati, offerta educativa e formativa non competitive. L’attesa del deus ex machina non è salutare. Va coltivata la consapevolezza dei bisogni prioritari, delle effettive potenzialità del sistema e delle competenze necessarie. Non mi stanco di ripetere che il voto è lo strumento fondamentale per ripristinare l’uguaglianza dei diritti e delle opportunità. E quindi ancora oggi rilancio un appello a non perdere un’altra occasione buona per cambiare lo stato delle cose.