Premessa

All’alba del 2020 l’Italia si preparava ad affrontare un anno impegnativo. Il quadro macro prevedeva la crescita 2020 allo 0,6%, il deficit/PIL al 2,2%, il debito in riduzione al 135,2 dal 135,7% del PIL del 2019. Eravamo impegnati a negoziare con Bruxelles l’alleggerimento delle misure del patto di stabilità, la rimodulazione degli obiettivi della programmazione 2014/20 e la definizione dei nuovi obiettivi di programmazione per il periodo 2021/27.

All’improvviso ha fatto ingresso nella nostra vita la “pandemia”, che, dove non ha portato morte, ha stravolto ritmi e prospettive e innovato il nostro vocabolario. Covid, Lockdown, distanza, DaD, LAg, tamponi, mascherine… E non solo. Anche l’UE ha cambiato la propria fisionomia. Da matrigna cattiva e bacchettante si è trasformata in rifugio protettivo.

 

2. Risposta dell’UE alla Emergenza Pandemica

E da Bruxelles la risposta è arrivata con una potenza mai vista prima. Oltre ad aver preso in carico la gestione coordinata della risposta sanitaria all’attacco virale, ha varato importanti misure per sostenere l’emergenza socio-economica prevedibile. Il patto di stabilità è stato sospeso, gli Stati sono stati autorizzati a riprogrammare la spesa dei fondi Sie per rispondere alle prime esigenze e si è messo in campo, oltre al SURE (Strumento per il sostegno alla disoccupazione) e al PCS (Strumento di sostegno alla crisi sanitaria o Mes sanitario), un nuovo meccanismo finanziario per la resilienza e la ripresa.

Le ingenti risorse sono state pensate per aiutare gli Stati membri ad affrontare l’impatto economico e sociale della pandemia di COVID-19, garantendo nel contempo che le loro economie intraprendano le transizioni verde e digitale e diventino più sostenibili e resilienti. Il dispositivo da 672,5 miliardi di Euro, c.d. Recovery and Resilience Facility, da noi più noto come Recovery Fund, al centro dello sforzo straordinario per la ripresa dell’UE, non cammina da solo.

Esso è stato pensato all’interno del Next Generation EU, Piano da 750 miliardi di Euro che somma al RRF, risorse assegnate ad altri 6 programmi: ReactEu (47,5 Miliardi), Orizzonte Europa (5 Miliardi), InvestEu (5,6 Milioni), Sviluppo Rurale (7,5 Miliardi), Just Transition Fund (10 Miliardi) e RescEu (1,9 Miliardi).

La differenza è che i 672,5 miliardi del RRF saranno distribuiti direttamente ai governi nazionali, suddivisi tra sussidi a fondo perduto e prestiti.

Le risorse dei restanti programmi, ad eccezione del ReactEu, verranno erogate attraverso il bilancio comunitario. L’accordo sul NGEU, nel quadro del bilancio 2021-2027, andrà, infatti, a rafforzare, per un totale di circa 15 miliardi di euro di finanziamenti, i seguenti programmi specifici: Orizzonte Europa, Erasmus+, EU4Health, il Fondo per la gestione integrata delle frontiere, Diritti e valori, Europa creativa, InvestEU, l’Agenzia europea della guardia di frontiera e costiera, Aiuto umanitario.

Il REACT-EU, che è per il nostro Paese un importante salvadanaio, è, invece, una dotazione aggiuntiva rispetto ai tradizionali programmi della politica di coesione e andrà, pertanto, a potenziare gli strumenti disponibili per il periodo 2014/20 e 2021/27. Esso, infatti, interverrà sugli investimenti già in corso per sostenere l’occupazione, i sistemi sanitari, le piccole e medie imprese, soprattutto dei settori turismo e cultura, il Green Deal e la transizione digitale. L’iter di assegnazione dei fondi del ReactEu è ancora diverso: beneficiari diretti potranno essere anche le Regioni e il termine per la loro utilizzazione è il 31.12. 2023, purché impegnati entro il 31.12.2022, salvo la possibilità prevista di “fasarli” sulla programmazione 2021/27. In tal caso i soggetti attuatori dovranno tenere conto di alcune condizioni: i Paesi con tasso di disoccupazione giovanile superiore alla media UE (è il caso Italia) dovranno destinare almeno il 15% del fondo a sostegno dei giovani e almeno il 5% del FSE+ ad alleviare la povertà infantile, dovranno rispettare le raccomandazioni europee per il semestre e il principio del partenariato. Il riparto tra gli Stati verrà determinato sulla base dell’impatto della pandemia sul sistema economico-sociale, con particolare riferimento alle variazioni della occupazione giovanile. E, a loro volta, gli Stati potranno indirizzare gli investimenti verso:

– misure per il superamento degli effetti della crisi, utilizzando il Fondo Europeo di Sviluppo Regionale (FESR) o il Fondo Sociale Europeo (FSE);

– misure di assistenza a fasce più vulnerabili, utilizzando il Fondo di Aiuti Europei agli Indigenti (FEAD).

Se a tali risorse si somma, infine, il bilancio a lungo termine dell’UE, con i circa 1.070 miliardi di €, si ha un orizzonte finanziario al 2027 di 1,8 miliardi di Euro.

Certo tutto questo comporterà delle nuove assunzioni di responsabilità, seppur con margini di flessibilità e tolleranza straordinari. E se da un canto, Consiglio, Commissione e Parlamento Europeo hanno già condiviso l’impegno a potenziare i meccanismi di flessibilità nel nuovo bilancio a lungo termine, per fare fronte a esigenze impreviste e quindi alle possibili incertezze future, dall’altro hanno anche programmato la graduale introduzione di nuove imposte per garantire maggiori entrate proprie…